panorama versilia il pontile di Tonfano marina di pietrasanta

La Storia della versilia e dei suoi Comuni

 

PULSANTINOLA STORIA E NASCITA DI VIAREGGIO E TORRE DEL LAGO

PULSANTINOLA STORIA DI CAMAIORE

PULSANTINOLA STORIA DI PIETRASANTA

PULSANTINOLA STORIA DI FORTE DEI MARMI

PULSANTINOLA STORIA DI MASSAROSA

PULSANTINOLA STORIA DI SERAVEZZA

PULSANTINOLA STORIA DI STAZZEMA

 

La Storia della versilia: ovviamente è nostra intenzione dare brevi cenni rimandando il lettore a testi più approfonditi che, in alcuni casi, elenchiamo nella bibliografia a piè di pagina.

In epoca romana la Versilia era conosciuta con il nome di Fosse Papiriane e costituiva una grande palude compresa tra Pisa e Massa e tra il mare e le Alpi Apuane. Era toccata dalla Via Emilia Scauri e successivamente attraversata dalla Via Aurelia.
La Versilia inizia a nascere nel A.D. 1513 per effetto del Lodo di Papa Leone X, che annetteva alle terre medice, e quindi al Gran Ducato di Toscana, il capitanato di Pietrasanta e tutto suo circondario. Infatti la Versilia anche dal punto di vista ecclesiastico rappresentò sempre un’eccezione rispetto ai domini lucchesi, ricadendo prima nella giurisdizione della Diocesi di Luni, poi (dalla fine del Settecento ai giorni nostri) in quella della Arcidiocesi di Pisa. Durante il medioevo era attraversata nel suo interno, lungo la direttrice Sud-Est Nord-Ovest, dalla Via Francigena.

Geograficamente parlando La Versilia è la regione geografica interessante la parte della provincia di Lucca compresa tra la catena montuosa delle Alpi Apuane, che si sviluppa parallelamente alla costa, e la riviera. Rinomata zona di balneazione sul Mar Ligure, e dove sfocia l'omonimo fiume.
I comuni che compongono la Versilia sono: Pietrasanta, Forte dei Marmi, e quelli di Stazzema, Seravezza, per la parte montana detta anche Alta Versilia.
Durante il secolo scorso il percorso del fiume Versilia è stato artificialmente deviato in località "Pontaranci" del comune di Pietrasanta facendolo sfociare al Cinquale nel Comune di Montignoso (MS).
La parte della provincia di Massa-Carrara attualmente bagnata dal fiume Versilia non ricade perciò nella definizione di "Versilia Storica", né in quella di "Versilia Moderna" come oggi giorno è intesa. Anche se, da quasi un secolo, gli altri comuni: Viareggio, Massarosa e Camaiore, sono stati "inglobati" a far parte, erroneamente, di quella che è conosciuta in tutta Italia e oltre i confini, come Versilia.

Origine del nome: L'origine del nome "Versilia" risale all'idronimo Ves(s)idia (l'antico germanico Wesser/Wasser = acqua), da cui, nell'alto Medioevo derivò per dissimilazione consonantica la forma "Versilia". Il nome alla regione fu dato principalmente dal canale di Ruosina che storicamente corrispondeva al fluvius Vesidia della "Tabula Peutingeriana", il quale nei pressi di Seravezza, si congiunge con il Riomagno, proveniente dal versante sud del Monte Altissimo, l'attuale fiume Versilia. Il corso del fiume non era in antico quello che vediamo attualmente. Esso scendeva da Seravezza, si spingeva nella valle passando poco a sud-ovest del sito ove poi sorse la città di Pietrasanta, prendendo in quel tratto il nome di "Sala", dall'omonimo colle sovrastante; e continuava per la pianura fino a sboccare nella foce di Motrone. Si può quindi dire che il suo corso sottolineasse in modo perfetto il cuore della Versilia

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Viareggio:un borgo che diviene città

 

Viareggio sorge nel 1100 circa quando i Lucchesi ed i genovesi decidono di costruire vicino allo sbocco a mare un fortilizio, denominato "Castrum de Via Regia" (da cui la città prende il nome).

Dell'antica costruzione oggi non rimane nulla. Si può ammirare invece un'altra opera sempre dei Lucchesi , la Torre di guardia, denominata impropriamente "Matilde", eretta nel 1500circa a seguito dell'arretramento della linea di costa.

Ma se vogliamo parlare di primo insediamento urbano, dobbiamo attendere il XVIII secolo, quando lo Zendrini attua le prime bonificazioni, importanti perchè, anche con il taglio raso della macchia e l'innesto dei pini, favoriscono la coltivazione e l'agricoltura in genere. A seguito abbiamo i due piani regolatori del Valentini e del Nottolini che danno il caratteristico aspetto a scacchiera alla città.

 

Fiorente è la vita a Viareggio: L'aristocrazia e la borghesia cominciano a subire il fascino di questa città bagnata dal mare e protetta dalle Alpi Apuane, circondata da colline, Lago e Pinete. Ecco che Paolina Bonaparte, sorella dell'Imperatore sceglie di farsi costruire una villa in riva al mare proprio nel punto dove fu trovato e bruciato il corpo del poeta inglese Shelley

 

 

In quel punto, oltre al Palazzo, oggi sorge una piazza -Piazza Shelley appunto -dove si erge un monumento commemorativo al Poeta. E' a causa di questo episodio che una folta schiera di Inglesi amanti della Poesia Romantica cominciò col raggiungere la Versilia e, innamoratasi di Viareggio, vi insediò sin dalla fine '800, una nutrita colonia. Di quei tempi è rimasta una piccola Chiesetta Anglicana, oggi sconsacrata e trasformata in caratteristico ristorante.

 

 

 

Ma la svolta decisiva per Viareggio avviene coi bagni di mare e le cure elioterapiche. La città si trova a rivaleggiare con Nizza, Cannes, Sanremo...e diviene così "la Perla del Tirreno".

Tutta "l'intellighenzia" scende ad ammirare e partecipare alla vita culturale della città, che assume un fasto Liberty, grazie alla sapiente opera dei Capimastri muratori di inizio XX° secolo. Ecco la Passeggiata in Liberty ligneo e le ville dei signori lungo la costa e vicino alle pinete.

Ma un grande incendio prima (1917) e la Prima Guerra Mondiale poi, fan si che della Passeggiata originale non rimanga che lo "Chalet Martini". Quel che si può ammirare ora è opera di due grandi personaggi dell'epoca: L'Ing.Arch. Alfredo Belluomini e l'artista-ceramista Galileo Chini, allora appena tornato dal Siam dove aveva affrescato il Palazzo Reale. I due disegnano il nuovo volto, quello che ancora oggi si può ammirare, alla città..

 

 

Viareggio si fa conoscere in tutto il mondo anche grazie alla cantieristica: Le barche prodotto dai calafati e maestri d'ascia solcano tutti i mari del mondo e, a causa della loro prestanza e bellezza vengono chiamate "The Best",(da qui la traduzione volgare "Barcobestia", elegante veliero).

La tradizione continua tutt'oggi, e non solo i cantieri navali, ma anche i marinai e le maestranze in genere sono considerate di livello internazionale

 

Ma Viareggio è famosa anche per l'attività Florovivaistica, altro ramo di maggior rilievo nell'economia cittadina e per la Cultura: di interesse Nazionale ed internazionale infatti sono il Premio Letterario fondato nel 1929 da Leonida Repaci, da cui trae il nome, e che ancor oggi segue l'evolversi della nostra letteratura, ed il Festival Pucciniano, spettacolo suggestivo in memoria del grandissimo compositore Giacomo Puccini..

Non tralasciamo poi la mondanità e la spensieratezza che di Viareggio fanno celebre meta di divertimenti per giovani e non. Locali, ma soprattutto Il CARNEVALE, una lunga sfilata di carri che accende la passione di una città che si prepara all'avvenimento per un intero anno: costume, attualità, politica sono gli argomenti che scatenano la fantasia di veri professionisti dell'allegria.

 

Torre del Lago è l'unica frazione di Viareggio, situata sul pittoresco lago costiero di Massaciuccoli.
Il nome di Torre del Lago è in riferimento ad una torre del XV secolo detta prima Torre Guinigi, poi Torre del Turco, dal nome dei proprietari. Dal 1925 la frazione, in omaggio al suo più illustre cittadino ha assunto anche il nome di Puccini. 
Spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero: Così esclamò Giacomo Puccini, durante una battuta di caccia con gli amici,alla vista di questo angolo di Toscana.Un intarsio di nature che ancora oggi, fortunatamente, fanno di Torre del Lago Puccini meta indiscutibile di soggiorni e vacanze.Immerso tra il lago di Massaciucoli e il Mar Tirreno, tra le Alpi Apuane ed il Parco Naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, rappresenta un ideale punto di partenza per chi vuol scoprire i segreti delle vicinissime città storiche della Toscana.

Sulle sponde del lago, a due passi dalla villa del Maestro che conserva cimeli e documenti della sua intensa vita, dal 1930 si svolge, ogni estate, una stagione lirica all'aperto che sfrutta la suggestività del luogo e lascia nel cuore un ricordo indelebile.Il Teatro all'aperto, completamente riprogettato, è meta di artisti di fama mondiale.

Torre del Lago Puccini esprime l'aspetto più naturalistico con le sue spiagge vicino alle pinete, ma non dimentichiamo che rappresenta anche un luogo di divertimento per i più giovani con il suo "lungomare" luccicante di vetrine e di locali notturni, dove le feste sono all'ordine del giorno, dove la buona cucina la fa da padrona ed il pesce è rigorosamente fresco.. Il lago di Massaciuccoli, per la sua posizione strategica è punto di scalo per numerose specie di uccelli migratori, come l'Airone Rosso ed il cavaliere d'Italia.

BIBLIOGRAFIA

R.Pellegrini e G.Polleschi " Galileo Chini a Viareggio " Ed.Dedalus Viareggio 1986

G.Polleschi "Viareggio capitale dell'Architettura Eclettica" Ed.della Fontana Viareggio 1994

Dini " Un borgo che diventa città" 1968 Centro Documentario Storico Viareggio

G.Polleschi " I Capimastri Muratori a Viareggio" Ed. Luci del Porto 2002

F.Bergamini "Le mille e una notizia". Ed La bilancella 1987

Si ringraziano gli autori per la concessione di foto e materiale vario.

Fonte foto:dalla rete

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La storia della città di Camaiore risale circa al 190 a.C. quando i Romani, fondata Lucca, decisero di edificare alcune fortificazioni ai piedi del monte Prana. Sorse così la Colonia Lucensis nella grande pianura (Campus Maior) da cui deriva il nome Camaiore. Dopo la caduta dell'impero d'occidente, il territorio fu sottoposto ad innumerevoli invasioni barbariche soprattutto condotte da Goti e Bizantini. Lucca riprese il controllo della città con l'aiuto dei Longobardi e, con il diffondersi del Cristianesimo, sorsero le prime chiese come la Pieve di S. Maria e S. Stefano. Potenti signori feudali sottrassero ai lucchesi il dominio della città di Camaiore che, intorno al 1230, tornò ad essere inclusa tra i comuni di Lucca dei quali divenne capoluogo nel 1308. La città, non sufficientemente protetta, dovette subire altre dominazioni come quella dei Pisani e nuove distruzioni come quella da parte di mercenari tedeschi nel 1329. Gli anziani di Lucca, ripreso ancora una volta il controllo della città, decisero l'edificazione delle mura, la cui costruzione terminò nel 1380. Ciò non fu abbastanza da proteggere i Camaioresi, che, intorno al 1440, caddero preda di Francesco Sforza e subirono la dominazione dei Fiorentini. La città tornò sotto Lucca nel 1470 e nel 1532 fornì prova della sua fedeltà sedando la rivolta detta "degli straccioni". Per celebrare questa vittoria, e per riconoscenza al popolo camaiorese, fu fatto erigere l'Arco Trionfale fuori della Porta Lombricese. Tuttavia nel 1620 Camaiore perse il titolo di capoluogo della Vicaria e con esso molti territori a favore di Viareggio che, in quel periodo, assunse una maggiore rilevanza per i traffici commerciali di Lucca. Nel 1801 per volere di Napoleone Bonaparte si costituì la nuova repubblica lucchese. Dopo l'era napoleonica, Maria Luisa di Borbone governò fino al 1824. Alla sua morte subentrò il figlio Carlo Ludovico. Nel 1847, la città passò a far parte del Granducato di Toscana sotto Leopoldo II, e nel 1860 ci fu il plebiscito con il quale fu annessa al neonato Regno d'Italia. -(fonte: versiliastorica.it)

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Le ricche testimonianze archeologiche e le sicure fonti storiche attestano e comprovano la lunga presenza Logo 750 anni Fondazione di Pietrasantadell'uomo nella terra dominata dall'antica "Pietra Apuana". Si avvicendano i raffinati mercanti Etruschi, i fieri e combattivi Liguri-Apuani, i colonizzatori e costruttori Romani e, dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente, i Longobardi.

Barbari e arretrati se messi a confronto con i contemporanei abitanti ma molto importanti per la storia locale, i Longobardi hanno lasciato una ricca eredità: toponimi, cognomi, fondazioni e, soprattutto, il seme dal quale sarebbero poi discesi i nobili di Corvaia e di Vallecchia, feudatari di Versilia.

Questo succedeva quando Pietrasanta non esisteva e, per vederla nascere, si doveva aspettare il 1255, quando il nobile milanese Guiscardo Pietrasanta, podestà della Repubblica di Lucca, la fondò ai piedi della preesistente rocca longobarda e del borgo chiamato Sala. La fondazione duecentesca rappresenta la cesura fra due epoche storiche: la fine del periodo feudale con la cacciata dei Signori di Corvaia e Vallecchia, definiti "Zelatores Pisani Communis" e l'insediamento del potere comunale.
Il motivo alla base della lunga lotta fra Pisani e Lucchesi è dettato dalla volontà di impossessarsi di un territorio molto importante per la presenza del porto di Motrone, per il passaggio della Via Francigena e per le ricche risorse minerarie come il ferro e l'argento.
I Lucchesi, nel 1308, organizzano il nuovo borgo ed il territorio ad esso pertinente nella Vicaria di Pietrasanta. Castruccio Castracani, signore di Lucca dal 1316 al 1328, fortifica il centro abitato con un valido sistema di mura, di cui ancora oggi si vedono i resti, e con la costruzione della rocchetta "Arrighina".

Per la sua posizione strategico-militare e per l’importanza che ricopriva sotto il profilo economico a causa delle risorse agricole e minerarie di cui il territorio era ricco, Pietrasanta diviene negli anni oggetto di disputa e conquista da parte Pisana, Genovese e Fiorentina, fino al 1513 quando la città ed il suo territorio passano definitivamente, con un lodo del Papa Leone X de’ Medici, sotto il dominio dello Stato di Firenze, seguendo le sorti del Granducato di Toscana sino al compimento dell’unità d’Italia.
Sono anni di stabilità politico-amministrativa (nasce il Capitanato) e di espansione economica. E' il periodo in cui Michelangelo calca la terra di Versilia in cerca di quel materiale che si rivela prezioso non solo per l'economia dei suoi tempi, ma anche per quella futura: il marmo.Duomo di S.Martino, Dipinto della Madonna del Sole

Marmo che caratterizza gli edifici più importanti della città tra cui spicca per bellezza e splendore il Duomo che raccoglie al suo interno importanti opere d'arte e la Sacra icona della Madonna del Sole.
Nel 1737, con l'estinzione della dinastia dei Medici, la corona del Granducato passa ai Lorena i quali si fanno fautori di una serie di provvedimenti destinati a cambiare radicalmente il territorio: la bonifica della palude costiera, l'incremento del commercio, dell'industria e la nascita di una scuola per la lavorazione artistica del marmo.
E' innalzata a "Città Nobile" nel 1841 da Leopoldo II Lorena, dopo aver considerato la sua storia, le importanti famiglie che la hanno abitata e le sue istituzioni.

(fonte http://www.comune.pietrasanta.lu.it/)

 

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Il territorio di Forte dei Marmi, nella Versilia, si estende per 9 kmq, tra il Cinquale e il confine comunale con Pietrasanta, al di là del quale si salda con il centro di Fiumetto.

Nel 1914 fu costituito in comune autonomo con la frazione omonima, staccata da Pietrasanta. Il primo sviluppo dell'area, a lungo terra paludosa pressoché disabitata, si ebbe nel XVI secolo, dopo che Michelangelo, per incarico di papa Leone X, tracciò la strada per il trasporto dei marmi dalle Alpi Apuane al mare: e appunto un pontile d'imbarco e un magazzino furono a lungo i soli edifici dell'insediamento.

Alla fine del Settecento, con le bonifiche leopoldine, la località cominciò a popolarsi di pescatori, operai del marmo e contadini. Nel 1788 fu portata a termine la costruzione del forte che avrebbe dato il nome alla comunità e nel corso dell'Ottocento crebbe l'industria dei marmi, con il conseguente aumento dell'attività portuale.

Il decollo di Forte dei Marmi è avvenuto comunque grazie al turismo, i cui timidi inizi sono collocabili verso la fine dell’ottocento, ma la cui rapida ascesa data dal primo dopoguerra, quando la cittadina divenne meta di soggiorno di una élite di aristocratici, industriali e intellettuali.

Il Fortino:
l Fortino di Forte dei Marmi (da cui deriva il nome della cittadina). L’edificio è sicuramente uno dei simboli della riviera versiliese e la sua costruzione è una chiara conseguenza dell’incremento dell’attività estrattiva promossa dal governo mediceo sulle Alpi Apuane. Papa Leone X, la Signoria Medicea e l’Opera di Santa Maria del Fiore ordinarono a Donato Benti, scultore e collaboratore di Michelangelo in Versilia, la realizzazione di un tracciato viario per facilitare il trasporto e le spedizioni via mare dei blocchi e dei manufatti marmorei. Si venne quindi a creare la cosiddetta Via di Marina che terminava nei pressi dell’attuale Piazza Garibaldi. Pensate che all’epoca Forte dei Marmi era una zona acquitrinosa e disabitata: vi era solo una capanna per soldati, un’osteria vicino alla riva e il Magazzino della Magona.

Franco Buselli nella sua ultima pubblicazione riguardante le fortificazioni versiliesi ricorda come il governo lorenese ampliò le funzioni delle roccaforti presenti sul territorio: oltre al ruolo difensivo divennero infatti zona di controllo doganale e sanitario.

Nel 1778 nacque la proposta per la costruzione del Forte allo scalo dei Marmi. Pensate che il progetto prevedeva 2607 pali di legno per le fondamenta e un costo non minore alle 43.750 lire ! La struttura doveva essere difensiva, come dimostrano i bastioni dagli angoli smussati verso mare, e multifunzionale: ospitava il magazzino della dogana, la stanza per la Contumacia per ospitare le persone provenienti da imbarcazioni in sospetto di malattia e contagio, diversi alloggi, la caserma, la cucina e la cisterna. La struttura risulta terminata nel 1788.

L’edificio ha avuto poi diverse destinazioni d’uso e rimaneggiamenti: il tetto e le aperture hanno subito modifiche sostanziali e nel Novecento è stata abbattuta la torretta (visibile nello stemma della città). Nel 1928 Mario Cattaneo, ingegnere comunale, si occupò dei lavori per trasformare il Fortino in Casa del Fascio. Terminata la guerra ospitò il Comitato di Liberazione Nazionale divenendo “Casa del Popolo”, accolse sfollati, aule scolastiche, associazioni e nel 1957 un ufficio postale. Dal 1998 è di proprietà del Comune e attualmente ospita il Museo della Satira, l’ufficio informazioni turistiche e importanti mostre.

( fonti: http://www.comune.fortedeimarmi.lu.it e http://www.versiliatoday.it)


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Il territorio che costituisce l’attuale Comune di Massarosa è ubicato in Versilia, al nord della Toscana. Dei luoghi, Raffaello Bertoli[1] scrive: “Geograficamente, la Versilia è una striscia di terra compresa fra due laghi, il versante occidentale della Alpi Apuane e il mar Tirreno. A nord, il lago di Porta, ormai prosciugato; a sud, quello di Massaciuccoli, caro a Puccini… Il clima di Massarosa e di Massaciuccoli, antico porto romano sul lago, è eccezionale, vi maturano arance e limoni, vi fruttificano le palme. Dal mare si raggiungeva il porto lungo il canale di Viareggio. Viareggio non c’era…”. C’è anche chi pensa che Annibale, per raggiungere inatteso il Trasimeno, sia passato da qui. “…forse il ‘per paludes’ di Livio indica la parte [un tempo] paludosa a sud del Lago di Massaciuccoli, zona che oggi si chiama ‘La Costanza’…“

Vero è che i differenti paesaggi che costituiscono il territorio di Massarosa, dolcemente posato su una piana che, degradando lentamente, si fa mare ancor prima di giungervi, si apre in un mirabile paesaggio distribuito tra collina, pianura e zona lacustre, che ha conservato in più siti le tracce lasciate dalle genti che vi si sono insediate fin dall’antichità.

Massarosa ha una superficie di 69.25 kmq, ospita complessivamente circa 20.000 abitanti, ed è diviso in sedici frazioni, distribuite per la maggior parte lungo il raggio dei suoi quindici chilometri di lunghezza. Sette di queste frazioni, Quiesa, Bozzano, Massarosa, Piano del Quercione, Piano di Conca, Piano di Mommio, Stiava, giacciono in pianura; le altre, Mommio, Corsanico, Bargecchia, Pieve a Elici, Compignano, Montigiano, Gualdo, Valpromaro e Massaciuccoli si trovano a varia altitudine sulle colline, dalla cui sommità si contemplano il Lago appunto di Massaciuccoli, oggi strettamente legato alla fortuna delle melodie di Puccini, ed il mar Tirreno, retrostante, che si mostra come un’ampia rada, al cui orizzonte, nei giorni chiari, si stagliano le sagome delle isole dell’Arcipelago Toscano, raccolte sotto l’Elba.

Al di sotto della strada provinciale Sarzanese, che si snoda alle estreme pendici dei colli da Quiesa a Montramito, si stende la parte pianeggiante di questo Comune. Arrivando da Viareggio, superata la prima fascia costiera in cui predominano le dune e la macchia bassa mediterranea, si incontra una fetta umida di territorio, caratterizzata dalla presenza di paludi, fossi e piccole aree bonificate, che chiude il confine naturale a sud incontrando il Lago di Massaciuccoli.

Chi proviene da Lucca, disceso il monte che apre la via del mare, trova per primo il paese di Quiesa, supera Bozzano, ex importante centro industriale calzaturiero, ed entra nel capoluogo Massarosa, situato in ridente posizione al margine della pianura litoranea, a otto metri di altitudine sul livello del mare e distante sette chilometri da Viareggio. Da qui, abbandonando la provinciale e risalendo i tornanti della via comunale del monte Pitoro, che si unisce alla strada che Camaiore porta a Lucca attraverso la valle interna della Freddana, si possono raggiungere, situate a varia altitudine sulle colline, le frazioni di Pieve a Elici, Gualdo, Montigiano. Successivamente, doppiato a nord lo sperone di Montramito, antico scalo marittimo, oggi proteso dalla terraferma a chilometri dalla costa, le pendici delle colline acquistano un più dolce declivio e danno un respiro più ampio alla pianura e agli abitanti delle frazioni panoramiche di Stiava, Bargecchia, Corsanico e Mommio.

Questo ambiente collinare si caratterizza per la continua trama degli insediamenti agricoli, generalmente di modeste dimensioni, che risultano qui il baricentro della struttura umana e territoriale. Questa sistemazione assai articolata e complessa si è sviluppata sul territorio nei secoli scorsi, storicamente connessa al prevalere di un’organizzazione socioeconomica e territoriale fondata sulla suddivisione coloniale (“appoderamento”) della villa-fattoria, centro direttivo, generalmente localizzato in posizione privilegiata e provvisto di parchi, giardini e palazzi di una certa rilevanza architettonica.

Le Terme Romane di Massaciuccoli
Il nome attuale, Massarosa, suggerisce un insediamento medioevale di derivazione germanica. Il termine “Massa Grausi”, antico nome di Massarosa, deriva dall’unione del termine “massa”, vasta proprietà agricola, con il nome proprio germanico “Grauso”, proprietario del fundus. Cioè il toponimo richiama l’esistenza di una proprietà agricola longobarda, confortata da documenti che attestano la presenza di una curtis, con tutti gli annessi, alla fine del X secolo. In realtà esistono anche insediamenti arcaici molto più antichi; il luogo, forse anche in virtù della sua amenità, possiede cultura plurimillenaria, e di ogni civiltà conserva testimonianze e vestigia.

Le fasi preistoriche sono attestate nelle grotte di Piano di Mommio e dai rinvenimenti delle cave silicee situate presso il lago di Massaciuccoli. Dalla tarda Età del Ferro all’Età Ellenistica, la frequentazione umana si è caratterizzata come insediamento etrusco, sorto sulle sponde del Lago di Massaciuccoli in funzione delle rotte commerciali, attivate dai principali centri dell’Etruria meridionale verso la vicina costa francese. Della Età Romana restano numerosissimi rinvenimenti, in tutta la zona compresa tra la sponda del Lago e le prime pendici collinari, oltre a due complessi monumentali, pertinenti ad una villa d’otium, di cui oggi sono visibili un piccolo quartiere, alcuni ambienti di servizio ed un imponente complesso termale.

All’epoca romana si fanno risalire anche le prime opere di bonifica, le cui tracce rimangono nei toponimi, e l’uso stesso dell’olivo nel territorio; ancora oggi, la presenza e la disposizione di vecchi esemplari sembrano indicare l’antica centuriazione, quando non percorsi viari precedenti.

Gli avvenimenti tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo, con la costa della Versilia spesso dominata da conflitti, battaglie e incursioni, condussero alla costruzione di una serie di castelli e alla ridistribuzione del territorio tra le nobili famiglie locali. Nella medesima epoca furono edificate anche la maggior parte delle chiese.

Sul finire del XIV secolo, la Repubblica di Lucca si assicurò definitivamente il dominio di questa porzione, incluso Camaiore, lasciando Pietrasanta ai fiorentini. La divisione territoriale venne poi ribadita nel lodo di Papa Leone X del 1513. A questi fatti si può far risalire probabilmente anche il germe dell’annosa diatriba riguardo alla Versilia Storica, o Versilia del Fiume, che dura fino ai nostri giorni. Scrive oggi il Bertoli: “I Comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema, con capoluogo Pietrasanta, non ne vogliono sapere di stare inisieme a Camaiore [antica Campus Major], Massarosa e Viareggio. ‘Quella non è Versilia!’, protestano i separatisti…E c’è stata una sorta di Lega, l’ ‘Unione Versiliese’, i cui vertici erano lo scrittore Manlio Cancogni e Giorgio Giannelli, storico del luogo. Tutto dipende dal fatto che la Versilia del sud è stata storicamente legata a Lucca; quella del nord a Pisa. E la Chiesa ha mantenuto e mantiene questa divisione: i quattro Comuni della Versilia Storica sono sotto la diocesi di Pisa, gli altri [compreso Massarosa] sotto la diocesi di Lucca…”

SCIPIONE ANDREAZZI (1832 – 1916) - Primo Sindaco del Comune di Massarosa
In tempi più recenti, furono infine edificate le numerose ville che ancora punteggiano la campagna massarosese. Dimore signorili di campagna, fatte innalzare quasi tutte tra il Cinquecento e l’Ottocento, per lo più da ricchi mercanti lucchesi, di riflesso ad un diverso orientamento dell’imprenditoria cittadina. Quando l’industria della seta cominciò ad andare in crisi, si intravide nell’investimento fondiario un rifugio sicuro per i consistenti capitali, accumulati con proverbiale parsimonia e previdenza. Col secolo XVII si cominciarono a costruire ville anche come luoghi “di delizia” o per ragioni di prestigio o di esibizione.

Nella villa che sicuramente figura come la più prestigiosa tra le ventisette pur ammirevoli, attuale villa Baldini a Compignano, anche Paolina Bonaparte venne a trascorrere i “cento giorni” circa (3 marzo – 5 giugno 1815) della sua dorata prigionia.

Villa Baldini a Compignano
Le ville tramandano, oggi, la storia secolare di una comunità vissuta “all’ombra” delle dimore di intelligenti e previdenti imprenditori; in nessun caso, infatti, furono costruite disgiunte dal calcolo di un soddisfacente profitto ottenuto dall’azienda agricola. Sui colli, solo i terreni più magri e meno agibili erano riservati ai boschi; nel piano, si coltivavano granaglie e orti sui terreni bonificati e riso, che un tempo deteneva il primato della qualità fra tutte le regioni risicole d’Italia, nella parte più bassa. Il resto del suolo pianeggiante non coltivato era costituito dalla palude o, come si dice qui, dal “padule”. Non poche famiglie hanno vissuto, anche se non troppo bene, di pesca e (un po’ meno) di caccia, un tempo abbondanti proprio in quel padule.

Tutte queste generazioni con saggezza, volontà e spesso fede hanno trasformato una disordinata sterpaglia e un mareggiare di piante frammiste a stagni, un tempo malsani e selvaggi, in un giardino.

Al Congresso di Vienna del 1815 si deve la nascita del Ducato di Lucca, affidato alla discendenza di Maria Luisa di Borbone Infanta di Spagna, mentre nel 1861 la Provincia di Lucca comprese definitivamente nel suo ambito territoriale l’intera costa della Versilia. A tale data Massarosa faceva parte del Comune di Viareggio; l’autonomia venne poi concessa negli anni dal 1870 al 1875, che condussero all’approvazione finale dello Statuto del Comune.

(fonte http://www.comune.massarosa.lu.gov.it)

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Il Comune di Seravezza (circa 13000 ab. – Kmq 39,37) fa parte della Provincia di Lucca ed è ubicato tra il Mar Tirreno e le Alpi Apuane. Il territorio è composto da una zona pianeggiante dove sono situati i centri di Pozzi, Querceta e Ripa, un fondovalle con i paesi di Corvaia, Malbacco Riomagno e Ruosina e la zona montana costituita dalle frazioni di Azzano, Basati, Cerreta S. Antonio, Cerreta S. Nicola, Fabbiano, Giustagnana e Minazzana. Seravezza, il capoluogo, è posto alla confluenza dei torrenti Serra e Vezza ed è incorniciato dalle Alpi Apuane caratterizzate da vertiginose pareti di marmo, da freschi boschi di castagni e da limpidi ruscelli. Numerose sono, infatti, le possibilità di escursioni naturalistiche nei dintorni. Nonostante il paesaggio presenti un’estrema varietà ambientale, tutta la zona è contraddistinta dall’imponente presenza del marmo; i bacini marmiferi della Ceragiola, della Cappella, di Trambiserra e del Monte Altissimo producono, infatti, un marmo le cui caratteristiche uniche lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

Dal punto di vista storico ed architettonico, il luogo più importante del Comune è l'AREA MEDICEA, interamente di proprietà comunale, che si impernia sulla presenza della Villa Medicea, da decenni sede di eventi ed attività espositive di richiamo internazionale (www.palazzomediceo.com), e delle ex Scuderie Granducali il cui completo restauro è ormai giunto praticamente al termine.
Sono attualmente in fase di realizzazione anche le opere di recupero di tutto il Parco, della ex Cava di marmo Barghetti, divenuta sede teatrale all'aperto, e di tutte le pertinenze pubbliche.
All'interno del Palazzo Mediceo sicuramente interessante risulta una visita al Museo del lavoro e delle tradizioni popolari dell'Alta Versilia; un'ampia sezione del museo è, anche qui, dedicata alla documentazione relativa all'estrazione e lavorazione del marmo.

Le prime notizie storicamente documentabili su Seravezza risalgono 1040, anche se insediamenti umani esistevano sicuramente già in epoca preromana.

La storia di Seravezza in epoca medievale è caratterizzata dalle vicende dei nobili di Corvaia e Vallecchia e dalle persecuzioni attuate contro di essi dal Comune di Lucca. Vera e propria terra di confine, fu distrutta e occupata innumerevoli volte, prima dalle truppe lucchesi, poi da quelle fiorentine e infine da quelle francesi.
Il primo atto autentico del Comune di Seravezza risale al 1515, anno in cui la città offriva a Firenze il Monte Ceragiola e l'Altissimo.
Accanto alle numerose fabbriche di ferro o "magone" che lavoravano le vene di materiali presenti in gran copia sul territorio, iniziò lo sfruttamento intensivo delle cave di marmo che divennero meta di famosi scultori alla ricerca del prezioso marmo statuario. Dal '500 in poi la storia di Seravezza coincide con quella dell'escavazione e lavorazione del marmo, con le sue periodiche fasi di sviluppo e crisi. Due bruschi arresti si registrano ovviamente in corrispondenza dei periodi di belligeranza per le guerre mondiali. La posizione strategica di Seravezza fu inoltre riaffermata tragicamente proprio durante la seconda guerra mondiale, quando il paese vide per nove mesi la permanenza del fronte sulla Linea Gotica che causò lutti e rovine e la distruzione di interi villaggi, di opere pubbliche e di opifici industriali. La ricostruzione, grazie all'impegno e alla capacità della nostra gente, è stata rapida e completa.
Seravezza, con gli altri Comuni della Versilia, è stata decorata della Medaglia d'oro al Valor Militare per l'alto contributo dato nella lotta di Liberazione Nazionale per la sconfitta degli oppressori nazifascisti, per il ritorno alla Democrazia e per la nascita della Repubblica Italiana .

(fonti: http://www.terremedicee.it/ e http://www.comune.seravezza.lucca.it/)

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Il comune di Stazzema, uno dei quattro della Versilia storica, ha una superficie di 81 kmq. con altitudine che va dai 63 ai 1859 metri slm. ed è suddiviso in 18 frazioni (per complessivi 3.500 abitanti circa) piccoli centri, posti su alcune direttrici viarie di accesso, che presentano tra loro una certa omogeneità nelle caratteristiche morfologiche, ambientali, naturalistiche e socio-culturali-economiche; l’intero territorio, che fa parte della Comunità Montana zona M, rientra nel perimetro del Parco delle Alpi Apuane ed è attraversato da un’unica arteria stradale che collega la Versilia con la Garfagnana, caratterizzato da un ambiente naturale fra i più belli d'Italia. Il diritto di usufruire del patrimonio paesaggistico e culturale del Comune di Stazzema non appartiene unicamente a chi vi abita, che pure ne è il primo depositario, ma è anche di quanti, hanno avuto ed avranno occasione di apprezzarne la qualità, lo spessore, le infinite possibilità.

Il territorio di questo comune si estende interamente ad altitudini collinari e montane, trovandosi infatti nelle Alpi Apuane. Ha un'altitudine minima di 107 m. s.l.m. ed un'altitudine massima di 1.858 m. s.l.m. del Monte Pania della Croce. Il territorio è assai scosceso e rende molto difficile la sua urbanizzazione, difatti è quasi completamente boscoso e roccioso sulle cime di alcune montagne come la Pania e il Corchia
Nel territorio comunale, nella frazione Palagnana, si trova la stazione termo pluviometrica più antica del territorio montano delle Alpi Apuane, aperta nel 1876.
Il territorio stazzemese fu abitato fin dall'età del ferro come testimoniano dei ritrovamenti di sepolture preromane. Fu abitato poi dai Liguri Apuani.
Sant'Anna è tristemente famosa per l'Eccidio di Sant'Anna di Stazzema, strage nazista avvenuta il 12 agosto 1944. Ci furono 560 vittime tra santannini, versiliesi e persone che provenivano da diverse parti d'Italia, che si trovavano lì perché venuti in villeggiatura: che si erano rifugiati lì come in altre frazioni montane per sfuggire ai tedeschi.
Stazzema è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare il 28 febbraio 1970 per i sacrifici delle sue popolazioni ( attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale) e anche per il valoroso aiuto del parroco don Fiore Menguzzo (medaglia d'oro al valor civile) che si è tristemente sacrificato per salvare l'intera popolazione di Mulina e del parroco don Innocenzo Lazzeri (medaglia d'oro al valor civile) che a sua volta si è voluto sacrificare per il popolo di Sant'Anna.

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